Sono andato a vedere American Sniper durante la settimana, tutto solo, per guardarmelo in pace. Volevo capire. Le critiche che avevo letto erano un po’ negative: propaganda americana, brutto film, manca l’analisi, non problematizzato, non pluriprospettico, storia travisata. Caxxate.
Non dico che il film sia un capolavoro, ma ti avvolge e ti tiene inchiodato alla poltrona. E questo è già una gran cosa. A posteriori dei critici che ho letto penso che avessero le fette di salame sugli occhi o che avessero seguito la partita durante la proiezione. Ripeto, il film non è il migliore di Eastwood, ma centra il problema come un cecchino e ti tira veramente dentro.
Quale è il tema? La magnificazione della politica americana e delle stelle e strisce? Mi pare proprio di no, Eastwood chiaramente non prende parte, anzi fa emergere dubbi sull’intervento americano. Ed il cow boy un po’ rozzo che fa da protagonista non è certo la réclame dell’America, anzi ti fa un po’ fastidio per i luoghi comuni a stelle e strisce. Credo che il regista fosse consapevole di questo, molto meglio l’ispettore Callahan. Non c’è l’analisi politica? Meno male. La analisi è solo umana. La storia non è aderente a quella del vero cecchino? Ma chi se ne importa di uno pseudo eroe. Quello che conta è la storia che Eastwood ha sviluppato. Entra come un teleobiettivo e ti porta piano piano dentro, dalla vita normale di una coppia iuesei all’inferno della guerra.
La storia non è politica, ma la storia antica del bene e del male e della eterna lotta tra i due. E di come il male piano piano ti avvolga e ti tiri dentro, se lo guardi bene negli occhi, magari con un mirino telescopico. Certo a qualcuno darà fastidio vedere un popolo che ha ancora delle illusioni: la giustizia, la patria, salvare il mondo. Che ingenui ammericans! Ma non è questa la storia, la storia è quella di un uomo semplice che crede nella giustizia, una sua forma di giustizia, sente il dovere di proteggere ciò che ama, e comincia una sua lotta contro il male. Ma il male ha un suo fascino e piano piano gli entra nelle ossa, non lo abbandona mai, prende l’aereo e si stabilisce in casa sua, pone una lastra d’acciaio tra lui e la moglie, allontana la famiglia. E’ una storia di PTSD, disturbo post traumatico da stress, la antica nevrosi di guerra, che non si pensava più che ci fosse ed invece c’è anche nelle nostre vite quotidiane, lontano dai campi di battaglia e dagli scoppi dell’artiglieria. Una lastra di freddo acciaio che allontana dall’amore, dai figli, dalla moglie, dal sesso, dalla vita. Il male, il mal di vivere prende tutto. Aveva ragione Baudelaire, ci ha fatto credere di non esistere, ed invece c’è e noi dobbiamo imparare a dirigere bene il nostro mirino. Anche chi lotta per il bene, anche chi spende la propria vita per proteggere od aiutare il prossimo deve sviluppare questa saggezza. Non ti curar di lor ma guarda e passa. Non soffermare la tua attenzione sul lato oscuro, sappi che c’è ma non dargli tutta la tua attenzione, perché sennò ti si attaccherà, ti seguirà, non potrai più farne a meno. Impara a ridere, a staccare, ad amare. E’ questo il destino dei curatori, dei missionari, dei politici che ci credono, di chi vuole opporsi al male. Vincerà sempre se tu fissi l’attenzione su di esso e gli dai forza. Impara ad esserne consapevole e dai forza all’amore. Dove va il tuo pensiero, lì la realtà prende forza.
La coda dello scorpione colpisce ancora una volta quando Chris Kyle finalmente capisce: abbandona tutto e si mette a curare i reduci di guerra, a dare aiuto in modo umano, recupera la vita, l’amore, la famiglia, ma il veleno lo ha già infettato, il male lo ha preso di mira e proprio un reduce lo uccide. Il male cambia forma e non è più il nemico, ora è l’amico, l’amico che vuoi aiutare. Qui il salto da una visione semplice noi contro loro ad una post moderna nella quale tutti condividiamo bene e male, tutti siamo uno.
Fantastico il finale con la chiusura della porta sulla famiglia e la luce che si spegne. Poi le bandiere americane daranno fastidio ai nostri critici ed a chi non ha più una patria da amare.
Bene così. Vai Clint.
Massimo Soldati
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