o crollo della psicologia?
Massimo Soldati
Finalmente è stato tradotto in italiano, grazie al meritevole lavoro di Eaco Cogliani, un brano di intervista a Ken Wilber del 2000 nel quale egli dichiara apertamente il suo distacco dalla psicologia transpersonale.
Wilber è stato uno dei maggiori teorici di questa branca della psicologia, la quarta forza dopo comportamentismo, psicoanalisi e psicologia umanistica, e la sua presa di posizione, benché datata – ma sempre fresca qui ai margini dell’impero – è da tenere in considerazione. In effetti quanto scrive nell’articolo, che è visibile in originale sul sito dell’editore Shambhala, è largamente condivisibile. La sua analisi del movimento transpersonale è precisa, acuta, severa, ma essenzialmente veritiera.
Importanti sono soprattutto le distinzioni in quattro sottogruppi che fotografano diversi livelli di consapevolezza ed orientamento culturale.
Gruppo magico mitico
Il gruppo magico-mitico, che – come d’altronde tutti gli altri – tende a cadere nella fallacia pre-trans, cioè confonde il pre-razionale magico con il superamento della gabbie mentali. Questo gruppo è molto bello da una parte, pieno di entusiasmo, ma tende a perdersi nelle mode New Age e nella infinita ricerca di nuovi segreti e nuovi miti, nei quali desidera trovare emozione e salvezza. Nuovi rimedi, nuove pietre, nuove storie… Questo quando non e’ noiosamente ancorato allo studio intellettuale del mito.
Gruppo degli stati alterati
Il gruppo degli stati alterati, simpatico ed ardimentoso, si getta nelle pratiche più intense per arrivare ai livelli superiori della coscienza, ma tende a trascurare la pratica sistematica ed il contatto con la scienza ufficiale – beh, come essere felici di andare al cinema nell’Unione Sovietica dei tempi belli, non li si può certo bacchettare troppo! È vittima di un eco-primitivismo istintivo, va dallo shamano, respira in una vasca di galleggiamento, fa un massaggio andino ed usa quando può psicotropici, ponendosi pericolosamente in vicinanza del mondo della tossicodipendenza. Benpensanti e detrattori tendono a confondere le due categorie ed a svalutare purtroppo l’insieme di interessanti dati che vengono da queste esperienze.
Gruppo postmoderno
Vi e’ poi il gruppo postmoderno, che applica una visione di tipo pluralistico al sacro, decostruisce i miti e se la prende con le religioni tradizionali. Se da una parte è una sana medicina contro le rigidità bacchettone, finisce spesso vittima di una sorta di orgoglio spirituale da salvatore del mondo, salvatore dei cani, dei gatti, delle foche, dei diritti degli oppressi o diversi, nei quali identifica se stesso primariamente, senza riuscire a disfarsi di quell’ego contro il quale lotta solo a parole. Così Gesù deve avere l’amante per essere più facilmente assimilabile a se stesso e, naturalmente, Maria Maddalena ha avuto qualche storia omo, tanto per essere al passo coi tempi e rileggere più correttamente la storia. Ratzinger è il male assoluto, mentre invece i Maya che sacrificavano a manetta gli esseri umani vanno bene (ed infatti erano assai interessanti da studiare). Qui ci sarebbe molto da dire, c’è un processo di trasformazione da compiere nella generazione che ha fatto il ’68, che non può continuare a baloccarsi in un edipico ribellismo e deve decidersi a rinunciare alla violenza contro il padre, dato che oramai lo ha talmente distrutto che rischia l’estinzione di ogni logica di ordine e regolazione. È ora che questa generazione assuma, in una maniera evoluta naturalmente, una funzione autorevole e normativa adulta, che sappia creare una vera scala di valori e dire di no ai figli e non solo ai sempre più rari simboli della autorità. Questo naturalmente mantenendo quella visione allargata e comprensiva che e’ nata con il ’68.
Gruppo integrale
Il quarto gruppo, e la soluzione dei problemi menzionati, è costituito da un approccio integrale, che riesce ad unificare in sé, in maniera non confusiva, gli aspetti positivi degli altri gruppi: esso accetta tutti i livelli, ponendoli in un contesto evolutivo in cui ognuno costituisce un gradino nella conquista di una nuova coscienza, dal magico-mitico al moderno e postmoderno.
Dato importante nel messaggio di Wilber e’ che l’aspetto principale di una coscienza integrale e’ quello di amare ed accettare tutti i livelli evolutivi, senza combatterli sterilmente, ma senza entrare al contempo nella confusività. Se rapportiamo questo al contesto della politica, vuol dire per esempio non essere partigianamente né di destra né di sinistra, ma saper cogliere gli aspetti positivi ( e negativi) dell’una e dell’altra ed applicarli non ideologicamente o meccanicamente, ma secondo il contesto. Lo stesso vale negli altri campi, la religione, la scienza, il costume od altro.
Questa ginnastica mentale ed emotiva serve a preparare la Nuova Visione del mondo, la cultura nuova che si affermera’ nei prossimi anni e che potrà essere un corpus unitario solo se sarà generata da persone che passano attraverso il fuoco della trasformazione personale.
Ora non so se la psicologia transpersonale sia morta, morente o viva per sempre. Da una parte penso che la esplorazione sistematica della dimensione spirituale e transpersonale non sia certo arrivata ad un punto morto, anzi ci sono tantissime cose da fare, perciò la psicologia transpersonale rimane viva, anzi vivissima, anche se vogliamo chiamarla integrale od in altri modi. Anzi proprio in questo momento storico c’è più necessità e più attualità per una vera psicologia transpersonale.
Wilber dichiara morta non solo la psicologia transpersonale, ma anche la psicologia tout court e si sposta in avanti, in un mondo dove la amata scienza di Freud si unisce, come dovrebbe essere, con le altre e crea grandi realizzazioni pratiche e teoriche. Pensate ai nostri politici ed accademici che tremano sulle loro poltrone divise con tante lotte e capirete dal loro tremore perché i testi di Wilber non sono tradotti in italiano, se non i primi, cervellotici ed inoffensivi.
Su questo punto non si può che dare ragione a Wilber: la psicologia è diventata una cosa grigia, agonizzante e condannata a morte se continua, come sta facendo, a scimmiottare servilmente la medicina e le scienze dure, rinunciando a quello studio della interiorità che la aveva caratterizzata sino allo scorso secolo.
Ma non basta una rinascita dell’interiore, non basta una nuova psicoanalisi, perché i tempi stanno incalzando: il mondo si sta distruggendo e globalizzando. Nella Babele delle lingue si mette in scena una antica battaglia, solo chi ama potra’ dare vita al nuovo.
Questo articolo di Massimo Soldati, pubblicato la prima volta il 12 Febbraio 2008, puo’ essere riprodotto integralmente o come breve citazione, riportando l’autore ed il sito di riferimento www.integrazioneposturale.com
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