Günther Schwiefert
Ripubblichiamo questo articolo di Günther Schwiefert, che ha ricevuto una completa formazione in Integrazione Posturale, edito nel 1992 sul Bollettino Mondiale ICPIT. Ci tengo a fare presente come già dagli anni 80 ci fosse nell’ambito della Integrazione Posturale (Bodymind Integration) uno studio ed una consapevolezza dei meccanismi del trauma e sulle modalità per risolverlo in maniera sicura. Questi studi hanno avuto un forte sviluppo negli anni successivi portando a comprendere la necessità di una diffusa consapevolezza della importanza del trauma in molte attività umane (1), ed il fatto che l’utilizzo di tecniche integrative a mediazione corporea sia di grande aiuto. Gli operatori di Bodymind Integration formati da ICPIT hanno continuato negli anni a seguire gli sviluppi nel campo in modo da essere pienamente informati sul trauma.
Massimo Soldati
Negli approcci tradizionali della psicoterapia, come la psicoanalisi, l’analisi transazionale, la psicologia individuale e la logoterapia, il lavoro sul corpo è spesso visto come pericoloso e offensivo. Il timore è che sciogliere la “corazza corporea” potrebbe far affiorare sensazioni che sommergerebbero e travolgerebbero l’assistito impreparato. Nel peggiore scenario queste sensazioni emergenti potrebbero provocare una crisi psicotica. Il lavoro sul corpo, si dice, procede troppo velocemente; i pazienti non possono lavorare mediante le loro sensazioni, le loro emozioni, i loro pensieri, e non possono conquistare una piena consapevolezza dei loro processi personali e dei loro modelli di comportamento. Esiste anche la paura che il vicino, intimo contatto fisico del lavoro sul corpo – specialmente con tecniche quali l’Integrazione Posturale- possa condurre a un transfert e ad un controtransfert così forti da poter non essere facilmente risolvibili. Possiamo facilmente capire come quest’ultima preoccupazione sia solo una proiezione dei personali timori e necessità della psicoterapia orientata contro la corporeità. Secondo coloro che lavorano col corpo, i quali hanno sperimentato molto contatto fisico, sia pazienti che studenti, l’intimità non solo non è un problema rilevante, ma piuttosto è un’opportunità verso nuove aperture. Tuttavia la prima obiezione – quella per cui l’esperienza di coloro che lavorano sul corpo potrebbe far affiorare troppe cose in troppo poco tempo- è la più significativa. Viene sottolineato il fatto che per i clienti con una struttura schizoide, ciò potrebbe essere particolarmente pericoloso, dato che le loro modalità caratteriali hanno tagliato fuori la consapevolezza di sensazioni molto intime come la rabbia, la paura, la tristezza e la collera. E, così procede questa argomentazione, se queste emozioni riemergono improvvisamente, gli individui schizoidi possono essere condotti direttamente alla schizofrenia vera e propria. Io stesso ho lavorato con molte persone con struttura più o meno schizoide durante gli anni passati, e nella mia esperienza, al contrario, il lavoro sul corpo, specialmente l’Integrazione Posturale, è lo strumento adatto per supportare la crescita di questi pazienti. La maggior parte di essi vive in pensieri e fantasie molto lontane dai loro corpi. Prima l’Integrazione Posturale può aiutarli a riconnettersi coi loro corpi, successivamente con i loro sentimenti repressi. Certamente, l’operatore non dovrebbe pressare in alcun modo. Il forte, solido e profondo contatto dell’Integrazione Posturale è per le persone schizoidi un modo per iniziare a percepire di nuovo i loro corpi. Dato che la loro consapevolezza del corpo è sottosviluppata e si è spostata nella mente, la forte pressione dell’Integrazione Posturale riporta alla consapevolezza del corpo. Infatti, molto spesso questi pazienti amano le manipolazioni profonde e forti, mentre i tocchi superficiali li fanno sentire a disagio. Accompagnare la respirazione e il lavoro sull’energia è inoltre un fattore molto importante in questa fase iniziale del lavoro. Sensazioni di vitalità lentamente ritornano in tutto il corpo. I pazienti schizoidi percepiscono i loro corpi perlopiù come molto aridi o quasi morti, poiché la loro energia è congelata nel loro centro. Il lavoro sulla respirazione dà loro, spesso per la prima volta, l’esperienza dell’energia che fluisce dentro il corpo. Ciò aiuta a spostare il loro interesse dalle proiezioni, dai pensieri e dalle fantasie al corpo, e lentamente insegna loro a stabilire e a mantenere questa consapevolezza del corpo. Ancora, gli operatori non dovrebbero pressare i clienti ma aiutarli a percepire la loro energia come piacevole, viva e vivace, non come schiacciante e minacciosa. Queste intense e positive esperienze con il loro corpo accrescono il loro amore e la loro fiducia, e li ancorano alla realtà del qui e dell’ora. Il corpo è sempre qui ed ora, anche se porta con sé vecchie tensioni. Il qui e l’ora è un nuovo, importante spazio per il cliente schizoide. Può essere anche uno spazio sicuro. Tutti gli antichi traumi sono passati, e se si è ancorati alla realtà del proprio corpo, guardare a tale passato è inoffensivo. Dunque, il primo passo è quello di aiutare i clienti a riconquistare il loro corpo e a distinguere tra reali sensazioni corporee del qui e dell’ora, da un lato, e fantasie, proiezioni e razionalizzazioni dall’altro. In poche parole, a percepire le sensazioni fisiche e a fidarsi di esse. Il secondo passo è quello di aiutare lentamente i pazienti ad ampliare la loro esperienza, portandoli alla piena consapevolezza delle sensazioni sgradevoli. Adesso, essi sono disposti a scontrarsi col dolore, che all’inizio potrebbe non essere collegato ad alcuna emozione. Con il solido supporto del professionista il passo successivo diviene possibile: la connessione del dolore con le emozioni profonde, con rabbia, ira, tristezza, e anche gioia, amore ed estasi. Il miglior supporto per il cliente adesso viene da semplici domande, concernenti la qualità del dolore , il modo in cui esso li colpisce, e il modo in cui avrebbe effetto su altre persone. I pazienti con struttura schizoide molto spesso trovano più facile identificare il dolore degli altri che percepire il proprio. E’ necessario che l’operatore li aiuti a ritornare continuamente a se stessi. L’accoglienza del professionista aiuterà il cliente a sentire un’immensa liberazione, non soltanto percependo, ma anche esprimendo le emozioni precedentemente negate. Durante questa fase del lavoro, in cui le sensazioni diventano opprimenti e il cliente può cominciare ad agitarsi, le tecniche PNL, come l’ancorarsi e il dissociarsi, possono essere molto efficaci. E’importante, durante tutto ciò, che l’operatore rimanga centrato e accogliente, creando un’atmosfera che sia sicura e confortevole. Con l’espressione delle emozioni più e più memorie affiorano, il che aiuta i pazienti a imparare a capire la connessione tra la loro storia personale e la loro personalità. La via di ritorno a una vita di sensazioni e espressioni è stata iniziata. In questa fase è importante supportare i pazienti nella costruzione di relazioni sociali, nell’aprirsi e nel comunicare autenticamente. Gruppi serali settimanali sono di aiuto. In essi è possibile condividere la nuova vitalità e anche la nuova vulnerabilità con persone che sono passate attraverso un similare processo. Esso è un processo di riscoperta del vero io all’interno del corpo con le sue sensazioni, è un processo di amore verso di sè e verso tutte le proprie emozioni, e di propagazione di tale amore al mondo esterno.
Articolo di Günther Schwiefert, pubblicato su: I.C.P.I.T. World Bulletin, Vol. 3, Number 1, 1992, Mill Valley .
Traduzione dall’inglese gentilmente offerta da Ilaria Fantappié.
Nota
- Kathering King, What Does it Mean to Be Trauma-Informed? Psychology Today, November 26, 2021. https://www.psychologytoday.com/us/blog/lifespan-perspectives/202111/what-does-it-mean-be-trauma-informed
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