L’ombra del transpersonale

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Massimo Soldati

Prendo spunto dal Convegno che si è tenuto a Milano a metà Ottobre, Eurotas 2009 Beyond the Mind, per scrivere qualche nota su un argomento che ritengo molto importante e cioè il confronto con l’Ombra. La mia esperienza nei gruppi, stimolata anche dalla magistrale lezione di Stan Grof sui livelli profondi della coscienza e particolarmente l’archetipo della morte/rnascita, è stata intensa e mi ha portato in contatto con aspetti oscuri della mia personalità e potenti. Da questo alcune considerazioni: Durante il Convegno si è parlato ovviamente dell’Ombra e della necessità di confrontarsi con essa, come la parte oscura, scissa, alienata di noi, il pozzo nero in noi, il volto sgradevole che non vogliamo vedere.

Ciò che è mancato, però, è a mio avviso focalizzare l’attenzione sulla ombra del movimento transpersonale, una ombra potente, che si sta manifestando con grande forza e ci impedisce di dare il 100% del nostro potenziale al mondo. Il problema dell’ombra è che essa viene costantemente proiettata all’esterno, su altre persone o gruppi ed è estremamente difficile fare il lavoro di vederla ed integrarla. L’ombra è anche astuta nel nascondersi, perché, essendo parte di noi, si evolve e crea nuovi modelli, oppure sempre nuovi abiti. Così quando nel movimento transpersonale si guarda all’ombra, si tende a vederla in altri gruppi umani, ecco che l’ombra è sul nazismo, sul fascismo, sulle multinazionali, sullo scientismo materialista, sulle religioni organizzate, sui non vegetariani, etc. Il problema è che questa non è la nostra ombra, questa è certamente una parte oscura della umanità, ma non la nostra (se non in parte)boomeritis. Ken Wilber ha affrontato coraggiosamente l’argomento in un suo libro che ha la forma di racconto: Boomeritis. Il saggio, perchè tale è sotto le mentite spoglie di una novella, non è stato tradotto in italiano e credo che questo sia perchè è molto scomodo. Boomeritis è l’attitudine a procurarsi lesioni – tendiniti, borsiti, stiramenti, distorsioni, fratture – caratteristica della generazione degli anni ’60, i baby boomers, che si mette a fare jogging od altri sport e li fa con tanto entusiasmo ma senza ascoltare se stessa e finisce per strafare, per non seguire una tabella di allenamento progressiva ed adatta alle reali condizioni del corpo. Boomeritis è per translazione l’orgoglio spirituale di quella generazione che vuole cambiare il mondo, che si impegna in mille battaglie, in mille missioni, ma dimentica di guardare seriamente dentro di sé. Presa dall’ardore di cambiare, dalle battaglie civili ed ecologiche, perde la dimensione della autoosservazione e, se si osserva, lo fa in gruppi e strutture sempre uguali, che non permettono vera morte e vera rinascita. La droga che mantiene questa visione del mondo è data dal compiacimento narcisista di sentirsi buoni e bravi, e di essere riconosciuti dal gruppo ed integrati in esso.

Nulla di male naturalmente nell’ecologismo, nelle battaglie civili, eccetera, ma è venuto il momento di andare oltre e va riconosciuto l’ostacolo per potersi sdoganare e procedere, tanto più che oggi è fondamentale che questa energia venga impiegata per una vera trasformazione. Il mondo ne ha un estremo bisogno.

I Creativi Culturali

creativi-culturaliIl sociologo Paul H. Ray e la psicologa Sherry Ruth Anderson hanno individuato una intera generazione di persone che è impegnata nel positivo cambiamento del mondo secondo i sacrosanti valori della condivisione, del rispetto, della ecologia e li hanno chiamati Creativi Culturali. Il problema è capire come mai questa generazione è impotente ed inefficace nel risolvere gli importanti problemi che essa stessa solleva. La risposta non è nel cattivo là fuori, nell’ombra proiettata, ma in se stessa. Creativi Culturali, Boomers, Movimento Transpersonale sono essi stessi tra i maggiori artefici del blocco evolutivo che si manifesta a livello mondiale. Se questa ormai grande parte della popolazione avesse il coraggio di guardare dentro di sé e di riconoscere la propria ingombrante ed invisibile ombra, sarebbero possibili grandi passi in avanti per l’umanità. Passi che al momento non sono possibili perchè la gran parte della energia viene sprecata nella lotta contro il cattivo, contro l’alieno. Ciò che ieri eravamo è diventato l’alieno di oggi.

Trascendere ed includere

E’ una legge evolutiva che per progredire mi devo differenziare da ciò che ero prima, devo vedere ciò che ero e me ne devo disidentificare. Ma a questo momento di riconoscimento del nuovo me stesso deve seguire quello della accettazione dei vecchi valori trasmutati. Nella alchimia questo era il solve et coagula nell’Atanòr della coscienza, i movimenti progressivi di scioglimento e coagulazione, che permettono di assumere forme successive.

Perché sia sano questo processo è necessario che al momento del trascendimento del vecchio segua quello della sua inclusione nel nuovo in maniera rinnovata (integrazione). Nel movimento integrale, che è o dovrebbe essere consapevole di questa visione evolutiva, si sta risvegliando l’attenzione verso la problematica dell’ombra collettiva. In un recente articolo, The Teal Shadow, Kelly Sosan Bearer individua due modelli di Ombra nel livello grigioverde (teal). Grigioverde è una attitudine evolutiva corrispondente al meme giallo della scala di Beck e Cowans. Teal è quel gruppo di persone che si è evoluto dalla visione postmoderna e la cui principale caratteristica è quella di riuscire ad avere uno sguardo di insieme sui principali colori evolutivi del premoderno, moderno e postmoderno, senza combattere contro di essi, ma apprezzando il loro valore all’interno di una spirale evolutiva (per chiarire questi concetti solo apparentemente complessi vai all’articolo: Cosa è la Altitudine?
).Per esemplificare per chi non conosce l’argomento, Teal è contrario alla ristrettezza dello scientismo modernista, ma apprezza nel giusto contesto i portati della scienza, è contrario al radicalismo ed etnocentrismo religioso premoderno, ma ne apprezza i contenuti valoriali, è consapevole della confusività pregenitale del postmoderno, ma ne apprezza le battaglie civili. Soprattutto non odia nè l’uno nè l’altro, ma ritiene che ogni colore evolutivo abbia la sua funzione.

L’esperto e l’allergico

200px-caritasSecondo Kelly Bearer i due aspetti ombra che si stanno profilando nel teal sono l’esperto integrale e l’allergia al primo livello (Tier). Rimando al suo articolo, ma in breve l’esperto integrale è chi ha assimilato questi concetti e perciò si pone in una posizione equidistante ed integrativa, ma in questo processo rimane l’esperto, colui che sa e capisce tutto, senza però mescolarsi emotivamente e perciò senza fare tesoro dei feedbacks che derivano dalla interazione con gli altri livelli. L’esperto manca di caritas e di grounding, è lontano dalla esperienza del mondo e se ne difende attraverso il suo modello razionale evolutivo ed integrale. L’allergia al primo livello (Tier) (cioè l’insieme dei colori della spirale evolutiva che vedono il mondo solo dalla loro posizione e combattono contro gli altri) è parte di quel processo evolutivo accennato prima nel quale una delle necessita’ del nuovo e’ differenziarsi da ciò che lo precede. Così nel livello integrale si può inizialmente manifestare una forte avversione (non la lotta dura e pura del 68) verso posizioni precedenti. Questa assume la forma di elitarismo e di una attitudine giudicante verso il Piero Angela di turno o l’esagitato barricadiero. Bearer suggerisce come rimedio a questi “problemi di crescita” il concetto buddista di upaya, la capacità di usare i “giusti mezzi” per avvicinarci al fratello. Comprendere perciò il suo mondo ed essere capaci di usare il giusto linguaggio per comunicare con lui. Lo sviluppo di upaya e caritas può essere di aiuto, ma non può avvenire senza il coraggio e la volontà di un confronto con l’ombra, la parte più preziosa e l’ostacolo più grande per il nostro progresso individuale e collettivo.
Ora resta la domanda alla quale queste note non pretendono di rispondere: quale è l’ombra del transpersonale? Grazie.

Articolo di Massimo Soldati.
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Foto per gentile concessione di Francesca Vanzetta

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