Pienamente umano, totalmente divino: James Fowler ed Evelyn Underhill

Integrale-Psicologia-Transpersonale

COREY W. DE VOS

La esperienza religiosa viene vissuta in molti modi e questo crea grandi lotte, incomprensioni e sofferenze. E’ possibile avere una visione completa, integrale della religione salvandone i vari aspetti in un quadro d’insieme?

In questo articolo esploreremo le nozioni di stati e stadi di coscienza, analizzando da vicino l’opera di due dei principali pensatori cristiani al mondo, il teologo James Fowler e l’autrice mistica Evelyn Underhill, esplorando alcune modalità per integrare questi due pionieri all’interno di una visione più comprensiva dell’esperienza cristiana.
In questo lavoro, affronteremo due concetti alla base del nucleo del dialogo religioso, spirituale e mistico: la nozione di “sviluppo verticale”, attraverso i principali stadi di coscienza studiati dai più grandi psicologi dello sviluppo, e di “sviluppo orizzontale” attraverso i principali stati di coscienza, ritrovabili praticamente nelle tradizioni religiose di tutto il mondo.
Stati e stadi, pienezza e libertà, umano e divino: queste sono le due assi dello sviluppo personale e spirituale, due vettori del potenziale umano che si intersecano profondamente nei nostri cuori, tracciando un profilo del simbolo più sacro della Cristianità con ogni respiro.

Pienamente umano: gli Stadi della Fede di James Fowler

jamesfowlerIl Dr. James W. Fowler III è professore di Teologia e Sviluppo Umano alla Emory University, e fu direttore sia del Centro di Ricerca sullo Sviluppo della Fede e della Morale che del Centro di Etica, fino al suo pensionamento nel 2005. E’ un ministro della Chiesa Metodista ed è conosciuto ai più per il suo libro Stages of Faith, pubblicato nel 1981, nel quale cercò di sviluppare l’idea di processhttps://integrazioneposturale.com/pienamente-umano-totalmente-divino-james-fowler-ed-evelyne-underhill/o di sviluppo nella fede. “La fede può essere definita come un processo integrale e centrante, alla base della formazione di credo, valori e significati, che (1) dà coerenza e direzione alle vite delle persone, (2)le unisce in fedi condivise e lealtà con altri, (3)dà una solido terreno alle loro posizioni personali e lealtà verso la comunità, inteso come l’essere in relazione con uno schema più ampio di riferimento, (4) permette di affrontare le condizioni limite della della vita umana, facendo affidamento su ciò che ha la qualità di essenziale (escatologico)….. Gli stadi hanno lo scopo di descrivere delle operazioni schematizzate di conoscenza e valutazione che sottostanno alla nostra coscienza.” – James Fowler

Di seguito proponiamo una sintesi degli stadi della fede di Fowler, usando le sue stesse parole:

  • Fede Primaria (stadio 0):
    “Partendo dall’infanzia (dalla nascita ai due anni) abbiamo quello che chiamiamo fede indifferenziata. E’ un momento che precede il linguaggio ed il pensiero concettuale. Il bambino sta formandosi un sentimento primario di fiducia, di sentirsi “a casa” nel mondo; sta anche formando ciò che io definisco pre-immagini di Dio o del Sacro e del tipo di mondo nel quale viviamo. Su questa base di fiducia o sfiducia si costruisce tutto ciò che viene dopo in termini di fede. La futura esperienza religiosa dovrà confermare o rifondare quel sentimento basilare di fiducia.
  • Fede Intuitivo-proiettiva:
    “Chiamiamo il primo stadio fede intuitivo/proiettiva. Caratterizza il bambino dai due ai sei o sette anni. E’ una fede mutevole, in crescita e dinamica. E’ contraddistinta dall’insorgenza dell’immaginazione. Il bambino non ha quel tipo di logica che rende possibile o necessario l’interrogarsi su percezioni o fantasie. Pertanto si potrebbe affermare che la mente del bambino è “religiosamente fertile”. E’ impressionante notare quante volte nelle nostre interviste abbiamo trovato che le esperienze e immagini che si presentano e prendono forma prima dell’età di sei anni hanno effetti potenti e duraturi  sulla vita della fede, sia in termini positivi che negativi.”
  • Fede Mitico-Letterale:
    “Chiamiamo il secondo stadio fede mitico/letterale. In questa fase il bambino sviluppa una modalità di fronteggiamento del mondo e di attribuzione di significato che ora critica e valuta il precedente stadio di immaginazione e fantasia. Il dono di questo stadio è narrativo. Il bambino ora può realmente formare e ri-narrare storie potenti che si collegano alle sue esperienze significative. C’è una qualità di letteralità in tutto ciò. Il bambino non è ancora pronto per uscire dalle storie e riflettere sul loro significato. Il bambino considera simboli e miti in modo superficiale, sebbene possano toccarlo o muoverlo ai livelli più profondi.”
  • Fede Sintetico-Convenzionale:
    “C’è un terzo stadio che chiamiamo fede sintetico/convenzionale che appare tipicamente intorno all’età di 12 o 13 anni. E’ caratterizzato dall’inizio di ciò che Piaget chiama fase delle operazioni formali; che  significa che ora possiamo pensare al nostro pensiero. E’ il momento in cui una persona è concentrata tipicamente sulla formazione di un’identità ed è profondamente interessata alle valutazioni e feedback provenienti dalle persone significative della propria vita. Lo chiamiamo stadio sintetico/convenzionale: sintetico, non nel senso di artificiale, bensì nel senso di mettere insieme le proprie immagini significative ed i propri valori,il mettere insieme un senso di sè o identità.
    Una delle caratteristiche di questo stadio è che la persona tende a comporre la propria immagine di Dio come un’ estensione delle relazioni interpersonali. Dio è spesso esperito come  un Amico, un Compagno, nella sua Forma Personale, in relazione alla quale io sono conosciuto profondamente e valutato. Penso che la vera fame religiosa dell’adolescente sia quella di avere un Dio che mi conosca e valuti profondamente, essendo una sorta di garante della mia identità e del mio valore in un mondo in cui sto lottando per trovare chi posso essere.
    Dallo stadio due in poi si possono ritrovare adulti che sono descritti tramite questi stadi. Quindi lo stadio Tre può essere uno stadio adulto. E’ possibile trovare molte persone, nelle chiese o fuori, che sono meglio descritte da una fede che ha preso essenzialmente forma quando erano adolescenti.”
  • Fede Individuativo/Riflessiva :
    “Il Quarto Stadio, per coloro che lo sviluppano, è il momento in cui la persona è spinta fuori da o esce dal circolo delle relazioni interpersonali che hanno sostenuto la sua vita fino a quel momento. Ora giunge l’onere di riflettere sul sé come separato dal gruppo e dal mondo condiviso che definisce la propria vita. Talvolta cito Santayana che disse che noi non sappiamo chi ha scoperto l’acqua, ma sappiamo che non era un pesce. La persona allo stadio Tre è come il pesce sostenuto dall’acqua. Entrare nello Stadio Quattro significa uscire dalla vasca dei pesci e iniziare a riflettere sull’acqua. Molte persone non completano questa transizione ma rimangono imprigionate tra il terzo ed il quarto stadio. La transizione  allo Stadio Quattro può iniziare al più presto intorno ai 17 anni ma generalmente non è completata fino alla metà del terzo decennio e spesso non inizia che intorno ai 20. Arriva più naturalmente nella giovane età adulta. Alcune persone, comunque, realizzano la transizione solo verso la fine dei trenta. Diventa una cosa più traumatica allora, perché hanno già costruito una vita adulta. Le loro relazioni devono essere rielaborate alla luce del cambio di stadio.
    Lo Stadio Quattro ha a che fare con i confini: dove io mi fermo e tu inizi; dove il gruppo a cui posso appartenere con convinzione ed autenticità finisce ed altri gruppi iniziano. E’ fortemente connesso con l’autenticità ed il mettere assieme il sé che mi sento di essere in un gruppo e l’impegno ideologico a cui sono legato.
  • Fede Congiuntiva:
    “Intorno ai 35-40 anni o più, alcune persone subiscono un cambiamento verso ciò che chiamiamo fede congiuntiva, che è una sorta di modalità della mezza età di avere fede. Ciò che lo Stadio Quattro lavora così duramente per rendere chiaro e nitido in termini di confini e identità, lo Stadio Cinque rende più permeabile e poroso. Appena ci si muove nello Stadio Cinque si inizia a riconoscere che il sé conscio non è tutto ciò che c’è di me. Ho un non conscio. Buona parte del mio comportamento e delle risposte alle cose è delineato da dimensioni del sé di cui non sono pienamente consapevole. C’è una radicata disponibilità per una relazione con Dio che include il mistero di Dio, la Sua indisponibilità e  stranezza così come la Sua vicinanza
    e chiarezza.
    Lo Stadio Cinque è anche il momento in cui l’individuo è pronto per guardare profondamente nell’inconscio sociale—quei miti, tabù e standard che abbiamo acquisito con il latte materno e che delineano fortemente il nostro comportamento e le nostre reazioni. Siamo pertanto pronti per una nuova forma di intimità con persone e gruppi diversi da noi. Siamo pronti ad una devozione che va al di là delle nostre divinità tribali e dei nostri tabù. Lo Stadio Cinque è un periodo in cui si è vivi al paradosso: si comprende che la verità ha molte dimensioni che devono essere tenute insieme in una tensione paradossale.”
  • Fede Universalizzante:
    “Possiamo trovare poche persone che transitano allo Stadio Sei, chiamato Fede universalizzante. In un certo senso penso di poter descrivere questo stadio come quello in cui le persone iniziano radicalmente a vivere come se fosse già una realtà quello che Cristiani ed Ebrei chiamano “il regno dei Cieli”. Non voglio confinarlo alle immagini cristiane ed ebraiche del regno: è più di questo. Ciò che intendo è che queste persone vivono l’esperienza di uno spostamento dal sé come centro della propria esperienza. Ora il loro centro diventa una partecipazione in Dio o realtà estrema. C’è un capovolgimento di figura e sfondo. Si sentono a casa loro in quella che io chiamo una repubblica dell’essere. Viviamo queste persone, da un lato, come più lucide e semplici di noi e dall’altra come intensamente liberative, talvolta persino sovversive nelle loro qualità liberali. Penso a Martin Luther King Jr. negli ultimi anni della sua vita. Penso a Thomas Merton, Madre Teresa di Calcutta, Dag Hammerskjold e Dietrich Bonhoeffer negli ultimi anni della sua prigionia. Queste sono persone che in un certo senso hanno negato il sé per il bene dell’affermazione di Dio. E così facendo, sono diventati “esseri” vibranti e potenti nella nostra esperienza. Hanno una qualità che io definisco irrilevanza rilevante. La loro “sovversività” finisce per mostrare i nostri compromessi per quello che sono.”

Questi stadi della fede si posizionano piuttosto bene vicino ai molti altri modelli di sviluppo umano proposti dai grandi psicologi evolutivi mondiali, inclusi Piaget, Lawrence Kohlberg, Abraham Maslow, Clare Graves, Jean Gebser, etc. Ognuno di questi modelli si focalizza su un aspetto particolare dell’intelligenza o dello sviluppo psicologico (es., cognizione, valori, pulsioni, sviluppo emozionale e psicosessuale, etc.) e si sviluppa in una maniera strettamente sequenziale—significando che mentre un individuo può essere “più elevato” in alcune linee evolutive e “inferiore” in altre, lo stesso dovrà progredire in uno stadio prima di passare al successivo. In altre parole, non si saltano gli stadi evolutivi; per es., non è possibile muoversi dallo stadio 2 di Fowler (Fede Mitico-Letterale) allo stadio 6 (Fede Universalizzante) senza prima aver affrontato i tre stadi che si interpongono, un processo che spesso agli adulti può richiedere anni se non decenni per potersi compiere.
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Presi insieme questi modelli psicologici offrono una mappa completa della crescita umana e dello sviluppo in tutte le sue molteplici dimensioni. Ogni stadio successivo di consapevolezza aggiunge più complessità e più comprensione del mondo intorno a noi, così come una maggiore capacità di amare, di provare compassione ed essere in connessione. Salendo la spirale dello sviluppo psicologico a altitudini sempre più elevate di coscienza, l’umanità diventa ad ogni passo sempre più umana.

Totalmente divino: il Misticismo di Evelyn Underhill

underhillEvelyn Underhill (1875-1941) fu una scrittrice anglicana conosciuta per le sue numerose opere sulla religione e la pratica spirituale, prendendo spunto da centinaia di fonti diverse per formulare la sua versione di uno schema universale di esperienza spirituale. Il suo libro innovativo Mysticism (un termine definito dalla Underhill come “la diretta intuizione od esperienza di Dio”) è tuttora considerato un trattato classico nell’esplorazione del viaggio individuale verso Dio, secondo solo al classico del 1946 di Aldous Huxley The Perennial Philosophy in termini di impatto e influenza sui pensatori della prima parte del 20° secolo.

La Underhill descrive il percorso spirituale come un passaggio attraverso cinque essenziali stati di coscienza: risveglio, purificazione, illuminazione, notte oscura e unificazione.

  • Risveglio:
    l’individuo inizia ad avere una parziale consapevolezza della realtà divina o assoluta per la prima volta ed inizia ad emergere l’ identità spirituale. Questa esperienza è spesso improvvisa e piuttosto drammatica ed è tipicamente preceduta da un periodo di crisi esistenziale o senso di languore.
    “Ciò che vide il Servitore non aveva forma né modalità di esistenza;tuttavia ne riceveva una gioia come quella che avrebbe potuto conoscere nel vedere forme e sostanze di tutte le cose gioiose. Il suo cuore era affamato, ma soddisfatto, la sua anima piena di contentezza e gioia: le sue preghiere e speranze erano state esaudite.” Henry Suso (discepolo di Meister Eckhart)
  • Purificazione:
    Consapevole per la prima volta della divina realtà e della distanza incommensurabile che la separa dall’esistenza finita, l’individuo cerca di superare l’ostacolo con disciplina e pratica focalizzate, purificando il sé mortale per preparare l’emersione del sé spirituale.
    “Dobbiamo gettare via da noi tutte le cose e spogliarci di esse, astenendoci dal reclamare ogni cosa per noi.” – Theologia Germanica (trattato mistico del 14° secolo, spesso attribuito a Meister Eckhart)
  • Illuminazione:
    è la conoscenza intima della Realtà, una certa comprensione dell’Assoluto, ma non una vera unione con lui; consapevolezza di un ordine trascendente e una visione di un universo infuso dell’amore di Dio.
    “Ogni cosa nella natura temporale è discesa da ciò che è eterno e sta come una visibile palpabile sua emanazione,così quando sappiamo come separare la grossolanità, la morte e le tenebre del tempo da lui, troviamo ciò che è nel suo stato eterno. Nella Natura Eterna o Regno dei Cieli, la materialità è nella vita e nella luce; è il glorioso Corpo di Luce o l’indumento di cui è vestita la luce e pertanto possiede in sé tutte le proprietà della luce,e differisce dalla luce solo perché ne rappresenta la brillantezza e bellezza, come il detentore ed alfiere di tutti i suoi colori, poteri e virtù.” William Law (ecclesiastico inglese e teologo)
  • La Notte Oscura dell’anima:
    prendendo in prestito dal linguaggio di Giovanni della Croce, questo stato è di purificazione finale e completa ed è spesso caratterizzato da confusione, senso di impotenza, ristagno della volontà e un senso di lontananza della presenza di Dio. E’ il periodo del trascendimento finale dell’io (unselfing) e dell’arresa agli scopi nascosti della volontà divina.
    “O Signore, poiché hai preso da me tutto ciò che mi hai dato, concedimi la grazia di lasciarmi il dono che ogni cane ha per natura: quello di esserti leale nella sventura, privo di ogni consolazione. Questo desidero più fervidamente del tuo Regno eterno.” Matilde di Magdeburgo (mistica medievale e monaca Cistercense)
  • Unificazione:
    L’unione non duale con Dio, l’eterno amato, Realtà Assoluta, il Sé spirituale è stato realizzato permanentemente e l’io finito liberato per un nuovo scopo. Riempito della Volontà Divina, si immerge nel mondo delle apparenze per incarnare l’eterno entro il tempo, agendo da mediatore tra umanità ed eternità.
    “Quando l’amore ci ha trascinato al di sopra di tutto nelle Tenebre Divine, lì veniamo trasformati dalla Parola Eterna che è l’immagine del Padre e, come l’aria è penetrata dal sole,così noi riceviamo in pace la Luce Ineffabile, che ci avvolge e ci penetra.” Giovanni di Ruysbroeck (mistico fiammingo del 13° secolo)

    “Inoltre,questi mistici vedono nella vita storica di Cristo un’epitome o, se si vuole, un’esibizione dell’essenza di tutta la vita spirituale. Lì essi vedono sceneggiato non soltanto il processo cosmico della Saggezza Divina, ma anche l’esperienza interiore di ogni anima sulla propria strada verso l’ unione con l’Assoluto ‘verso cui si muove tutto il creato.’ Questa è la ragione per cui le espressioni che usano per descrivere l’evoluzione della coscienza mistica dalla nascita del divino nella scintilla dell’anima alla sua unificazione finale con la Vita Assoluta, sono così costantemente scelti dal Dramma della Fede. In questo dramma essi vedono descritti sotto i veli le necessarie avventure dello spirito. La sua nascita oscura e umile, la sua educazione nella povertà, la sua tentazione, mortificazione e solitudine, la sua ‘ vita illuminata’ di servizio e contemplazione, la desolazione di quella  ‘notte oscura dell’anima’ in cui sembra abbandonato dal Divino:la dolorosa morte del sé, la sua resurrezione all’esistenza nella gloria dell’Unica Via, il suo finale riassorbimento nella sua Origine; tutto ciò, affermano i mistici, è stato vissuto una volta in modo supremo nella condizione della carne. Inoltre, il grado di prossimità con cui l’esperienza individuale aderisce a questo modello è sempre presa dagli stessi come uno standard della salubrità, ardore e successo delle sue attività trascendenti.” -Evelyn Underhill

La classificazione di stati spirituali risvegliati della Underhill, una eccezionale sintesi di quasi due mila anni di misticismo cristiano, può essere vista “riflessa” negli insegnamenti esoterici di quasi tutte le tradizioni religiose. C’è abbondanza di somiglianze, dalle radici profonde, riscontrabile negli insegnamenti e negli scritti dei mistici più profondamente realizzati della storia di Occidente e d’Oriente.
Sebbene il tessuto, tono, simbolismo ed il gusto in genere di questi stati spirituali vari fortemente da cultura a cultura, quando tali somiglianze sono prese come un tutt’uno, esse rivelano una eccezionale istantanea della condizione trascendente—descrivendo le realtà spirituali che rispecchiano i comunii stati di coscienza che noi esperiamo ogni singolo giorno. Sebbene possiamo certamente classificare questi stati con molta più precisione di quella che impiegheremo qui, possiamo raggruppare l’ampia varietà di stati di esperienza in un minimo di quattro categorie:

  1. Purgazione è ampiamente correlata con gli istinti e le compulsioni della carne caratteristiche degli stati grossolani della coscienza vigile di ogni giorno.
  2. Illuminazione riflette la luce interiore e le visioni riscontrabili negli stati sottili della coscienza di sogno.
  3. La Buia Notte dell’anima è un eco silente nel vuoto stato causale del sonno profondo senza sogni
  4. L’Unificazione simboleggia che qualcosa di più elusivo—ma mai eclissato—lo stato nonduale, che riconosce il vuoto come forma, la forma come vuoto ed il radicale “non essere due” di tutte le cose.

Pienamente umano, totalmente divino: Il reticolo di Wilber-Combs

Underhill prosegue: “Il mistico non può fare del tutto senza simboli ed immagini, per inadeguati che essi sempre siano alla sua visione: perché la sua esperienza deve essere espressa se deve essere comunicata e la sua attualità è inesprimibile eccetto che per alcuni cenni o parallelismi che stimoleranno l’intuizione dormiente del lettore.”
Non è abbastanza avere esperienze dirette ed immediate di realtà spirituali, per quanto potenti e “rivoluzionarie” esse siano, poiché queste esperienze devono essere poi propriamente interpretate e interiorizzate prima che possano essere comunicate al resto del mondo. Dopo tutto a cosa sarebbe servito l’incontro di Mosè con il cespuglio rovente se non fosse ritornato dal Sinai con i dieci comandamenti, scolpendo la Volontà Divina nella roccia, ed incidendo le fondamenta interpretative su cui si basano migliaia di anni di storia occidentale? Cosa avrebbero fatto di buono per l’umanità le esperienze di S. Teresa d’Avila del “Castello Interiore” se lei non avesse tradotto le sue visioni trascendenti nelle viscere del linguaggio, svelando le strutture del regno divino e rendendole visibili a tutti? Staremmo facendo questa discussione se Cristo avesse lasciato le sue rivelazioni nel deserto, perse per sempre nella sabbia rovente, senza nemmeno tornare alla civiltà, per diventare uno dei più grandi esempi della storia dell’amore divino? I nostri stati interiori hanno bisogno di essere interpretati e comunicati al resto del mondo, bruciando nei nostri cuori e ossessionando i nostri sogni fino a quando noi, in qualche modo, non troviamo un modo per esprimerle; questo processo di espressione e comunicazione è quasi interamente determinato dallo stadio verticale di coscienza di ciascuno.
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Questi stadi verticali di sviluppo agiscono come contenitori di coscienza—strutture invisibili che modellano la nostra conoscenza e plasmano le nostre interpretazioni del mondo intorno e dentro di noi. Gli stati orizzontali, d’altro canto, sono la sostanza della esperienza stessa: esperienze grossolane, fisiche ed emozionali; visioni sottili, ispirazioni e rivelazioni; apparizioni causali di trascendenza, lucidità e vuoto; stati nonduali di unione radicale, flusso ed espiazione.
Sebbene la pratica spirituale, come la meditazione o la preghiera contemplativa, lavori tipicamente per trasformare gli stati temporanei in tratti permanenti, stabilizzando gli stati grossolano/lordo, sottile, causale e nonduale in successione, noi non sperimentiamo questi stati orizzontali in un modo rigidamente sequenziale come succede con gli stadi verticali dello sviluppo. Gli stati sono sempre presenti, nel senso che sono sempre accessibili ed a tutti—esperienze di picco che punteggiano le nostre narrazioni personali con momenti di catarsi, epifania, chiarezza ed unità. Questo è vero indipendentemente dalla nostra crescita psicologica e spirituale: un individuo può vivere un sottile stato di Illuminazione divina nei primi anni di vita allo stadio 2 di Fowler (Mitico-Letterale), e poi nuovamente decenni dopo, dopo essersi evoluto allo stadio 6 (Universalizzante). Sebbene l’attuale stato fenomenologico possa essere simile, le interpretazioni dell’esperienza cambiano drasticamente da differenti altitudini della coscienza, con un immenso abisso di significato, contesto e senso del dovere personale, che separa le due esperienze.
Anche chi ha raggiunto una permanente o semipermanente coscienza nonduale—la  dissoluzione integrativa di sé ed altro, forma e vuoto, temporale ed eterno—anche queste persone necessitano di continuare ad esercitarsi nella loro crescita verticale. Essere pienamente illuminati nel mondo di oggi significa essere sia pienamente umano che divino, il che significa svilupparsi verticalmente attraverso tutti gli stadi evolutivi al momento disponibili  a noi, così come padroneggiare i molti stati orizzontali, continuando a muoversi gradualmente sempre più vicino all’orizzonte irraggiungibile dello sviluppo umano: altrimenti perdiamo una parte sostanziale di un mondo che rimane “sopra le nostre teste”, limitando la quantità di realtà con cui possiamo diventare una sola cosa. Mentre gli stati di coscienza ci insegnano perché dovremmo amare, gli stadi di coscienza determinano chi, cosa, dove quando e come amiamo, incrementando la capacità del cuore di amare ad ogni passo successivo. La piena illuminazione, naturalmente, non può essere mai raggiunta, allo stesso modo per cui non potremmo mai dire di essere “pienamente istruiti/formati.” Ci viene di nuovo chiesto di amare oltre i nostri mezzi, di aprire i nostri cuori più che possiamo al punto di rottura, per sempre. Ci viene chiesto semplicemente di amare e, il più delle volte noi diciamo semplicemente di no. E ciò nonostante siamo sempre amati esattamente come siamo, incompleti, viziati, e perfetti
Solo attraverso un approccio effettivamente integrale della vita psicologica e spirituale, possiamo iniziare a dare un senso alla totale complessità della condizione umana. Immersi nell’era dell’informazione, osserviamo ogni visione, interpretazione, esperienza del mondo in conflitto, da ogni possibile coordinata del reticolo di Wilber-Combs, che entrano in contatto per la prima volta; mondi, realtà e prospettive differenti tutte che lottano per coesistere sullo stesso pianeta. Frizione e dissonanza proliferano all’interno dei gap evolutivi, sollevando proprio ogni genere di conflitto religioso a cui possiamo pensare: assolutismo vs relativismo morale, religione essoterica versus esoterica; “Neo ateismo” e lotta contro la religione; guerre culturali tra visioni del mondo tradizionali, moderne e postmoderne; violenza impensabile nel nome di Dio; fondamentalismo religioso e persecuzione; terrorismo e la disperazione degli attentati suicidi, etc.
Ci vuole questo tipo di approccio integrale per apprezzare il ruolo che la religione ha avuto per la storia in qualità di più grande fonte di sofferenza e liberazione e che ha avuto per noi nell’aiutarci ad aggiornare le nostre tradizioni spirituali, tale da poter rendere possibile alle ns tradizioni una via al di là del fondamentalismo religioso ed eccessivo zelo ideologico—accompagnando gli individui verticalmente attraverso gli stadi di coscienza magico, mitico, razionale, pluralistico ed integrale, così come orizzontalmente attraverso gli stati grossolano, sottile, causale e nonduale, ed oltre verso il cuore senza limiti del potenziale umano.
Comprendendo ed incarnando queste due direzioni di crescita umana e rivelazione spirituale, i nostri cuori mortale ed immortale sono in grado di diventare veramente uno, seguendo la via tracciata da Cristo per noi duemila anni fa e adempiendo alla nostra eredità evolutiva, nella sua realizzazione di bilioni di anni—pienamente umani, pienamente divini, sentendo la beata unione di due cuori che battono come se fossero uno solo.

Articolo di Corey W. DeVos, traduzione italiana a cura di Simona Reale per gentile concessione dell’autore

Da Integral Life

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